A volte, vedendoli insieme, per caso vicini, mi viene da osservare quello che da un padre o una madre, è diventato figlio: i tratti del viso la linea del naso, l’essenza della sguardo o di un sorriso.

Penso Ecco dove l’originale si diluisce, qui, in questo preciso punto.

E per un istante riconosco il tradimento: la diluizione, la sottrazione di un senso più forte, significato quasi sbiadito.

Dov’è l’originale? mi domando.

Nel padre del padre, nella madre, o nella madre del padre o della madre?

Fino a dove bisogna risalire, per arrivare al gesto primigenio, al sorriso puro, del quale noi tutti non siamo che copie di copie di amanuensi?

E un attimo dopo non ci penso più.

I visi tornano visi, i padri padri, le madri madri, il figlio, la figlia, nomi propri.

Grumi spensierati.

Incarnazioni lievi, dell’oblio.

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