Continuano i pezzettini di Valentina Diana.

Uno dopo l’altro, come un mosaico.

Ieri sono stata alcuni minuti fuori da una vetrina a guardare un coso, di porcellana, un porta essenze profumate per la casa.

Era una vetrina di erboristeria di quelle che ti calmano e ti fanno pensare che la vita è completamente diversa da come te la raffiguri tu, piena di cose rosa e talcate, tutta piena di armonia circonvoluta e di bisbiglio fiducioso nell’aldilà benevolo e pensavo ecco, se a casa da noi ci fossero più di queste cose tondeggianti rosa, forse tutto si metterebbe a svolazzare meglio e io respirerei e tutti, intorno, parlerebbero piano, con quella voce pacata che hanno le persone che hanno raggiunto un qualche traguardo.

Ma poi, mi dicevo lì davanti alla vetrina, se anche comprassi uno di questi rosa porcellanati, cosa potrebbe fare, da solo? Ce ne vorrebbero dieci o anche di più, e dove li trovo i soldi per comprare tutti questi vasetti bombati rosa, e come lo spiego a casa?

Sentivo il bisogno di questi bomboni rosa profumati per risucchiare tutta l’energia caotica – e dove metterli?

Sicuramente, urtati da una maldestra mossa di mano o da una spazzata di coda, i cosi rosa con dentro le essenze talcate si infrangerebbero a terra, creando aloni, macchie di unto talcato e piccoli frammenti e schegge di porcellana molto difficili da raccogliere con la scopa.

Quindi no, stiamo così, stiamo senza questi cosi rosa – mi sono detta. E credo di aver fatto bene, perché poi, quando sono rientrata a casa, mi sono subito resa conto che andava tutto bene lo stesso.