Ci sono tempi che cammino nel miracolo e non riesco a vedere niente che non lo sia.
Allora, per non perdere la ragione a causa di questa felicità che mi invade e che potrebbe anche uccidermi, respiro, mi concentro.
Devo trovare un appiglio – mi dico – un fatto, un dato di realtà.
C’è un passeggero nel mio scompartimento, ha il cellulare in mano e ha cominciato ad ascoltare musica a palla.
Ha un’aquila a colori tatuata sull’avambraccio, al polso ha un braccialetto con le borchie.
Siamo a Ostuni. Viaggerà con noi tutta la notte.