Più che un pezzettino, praticamente un racconto, quello che ci regala Valentina Diana questa settimana.

All’andata in cuccetta, nel lettino vicino al mio dormiva una gigantessa in tuta da ginnastica.

Al ritorno, nel lettino vicino avevo una bambina con una madre con i leggins di velluto e la frangetta.

La bambina era bravissima e voleva dormire, la mamma l’abbracciava. Sembrava una bambina come uno le sogna.

Sopra di loro dormiva una ragazza che, al mattino, mi ha detto Sono stata in Spagna a imparare il linguaggio dei segni.
Cinque anni.
Stavo bene, non volevo tornare ma sono tornata, da noi siamo legati alla famiglia e mia madre era depressa, mi telefonava, chiedeva Quando torni?

Da noi, diceva la ragazza, le madri sono importanti.

Lavoro come segretaria al mio paese , mi pagano quattro ore ma ne lavoro otto, non è che mi lamento, diceva, non voglio lamentarmi.

Aveva tre mandarini e me ne ha offerto uno ma io non lo volevo.

La mattina il mandarino proprio non mi va, per via del caffè le dicevo, Non riesco a immaginarmi il caffè, se penso a un mandarino.

Era una bella ragazza, sembrava Penelope Cruz. Aveva un sorriso che avrebbe potuto promettere grandi cose.

Quando siamo arrivate in stazione, mentre raccoglieva i bagagli gliel’ho detto, prima che scendesse le ho detto Scappa.
Pioveva.

Me l’avevano detto che qui faceva freddo, ha detto salutando, ho portato la giacca.