Vittoria di lavoro fa la prof, di filosofia: quella materia che hai il privilegio di studiare in quegli anni incoscienti nei quali, salvo rare eccezioni, studi poco e male, distratta dall’aria di primavera e dai drammi personali che incorrono con allarmante frequenza fra le mura di classi e scuole.

Vittoria di professione fa anche la scrittrice: racconta il mondo e la filosofia con una penna lieve e acuta, svelando occasioni di stupore come segreti ben custoditi. Del resto, ha un lungo tirocinio alle spalle: la sua bimba, babyP., di cui racconta da tempo in questo blog, l’ha costretta a riabituarsi all’eccezionalità del quotidiano.

I suoi Esercizi di Meraviglia – Fare la mamma con filosofia, usciti per Einaudi pochi mesi fa, sono proprio il frutto di questo allenamento costante.

Venerdì 20 maggio alle 18.30, Vittoria Baruffaldi sarà alla Gang per raccontarci di questo libro – e di tutto quello che gli gira intorno.

Noi le abbiamo fatto cinque domande per conoscerla meglio – anche se, grazie proprio al suo blog seguitissimo, Vittoria è già un volto noto per chi bazzica la rete. Queste cinque domande sono solo un aperitivo: vi aspettiamo in libreria per spolparla a dovere!

1. Partiamo dalle basi: prima della scrittura, di solito, viene la lettura. Tu che lettrice sei?
Sono fedele e costante nella lettura: ho sempre letto, tanto, forse perché non ho mai cercato altro che il puro piacere di leggere. Raramente ho “sbagliato” libro: a seconda delle fasi della mia vita, ho sempre riconosciuto ciò che era nelle mie corde. E anche ciò che era “oltre” le mie corde: la Ginzburg scriveva che “ci si stanca quando si scrive una cosa sul serio. È un cattivo segno se non ci si stanca.” Credo che lo stesso valga per il leggere (per esempio, mi sono stancata a leggere Bernhard: buon segno, quindi).

2. Se potessi prendere un caffè con un personaggio letterario, chi sceglieresti? Perché?
Horacio Oliveira di Rayuela: di origine argentina, parla di arte e filosofia e , vive a Parigi. Preferisce pensare che essere, sfida il pericolo di non incontrare lei, la Maga, e di non trovare il centro della sua vita.
Potrebbe ordinare un caffè, lungo, e poi parlarmi così: “Tocco la tua bocca, con un dito tocco l’orlo della tua bocca, la sto disegnando come se uscisse dalle mie mani, come se per la prima volta la tua bocca si schiudesse, e mi basta chiudere gli occhi per disfare tutto e ricominciare, ogni volta faccio nascere la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna in volto, una bocca scelta fra tutte, con sovrana libertà scelta da me per disegnarla con la mia mano sul tuo volto, e che per un caso che non cerco di capire coincide esattamente con la tua bocca che sorride sotto quella che la mia mano disegna.”

3. Ci racconti un ricordo particolare del tuo vissuto legato al mondo dei libri e della lettura?
Le Fiabe italiane raccolte da Calvino, il ricordo più affascinante e più terribile della mia infanzia. Sentivo rimbombare nella mia stanza i tonfi del braccio e della gamba e della testa dell’omone raccontato in Giovannin senza paura, mi coprivo le orecchie ma andavo avanti.
Cuore arido di Cassola: la prima lettura che mi è parsa “da grandi”. C’era la sensualità, l’ambiguità di cui all’epoca non capivo niente, e quel libro scottava tra le mie mani.

4. Parliamo di piaceri proibiti: c’è un libro o un autore che hai letto con gusto ma sentendoti un po’ in colpa?
Con curiosità “scientifica” ho letto qualche best seller in voga tra i miei allievi. Volevo capire cosa li attraesse, una volta il ragazzo in moto, l’altra la ragazza malata, ora sarebbe il turno del mondo di Wattpad ma forse non supererei il senso di colpa.

5. Un libro che non ti stancherai mai di consigliare.
Uno? Allora scelgo la Ginzburg de Le piccole virtù che mi ha sostenuto, “grave e materna”.