Settembre è un mese frizzante, inquieto.

A settembre ci si allena per la stagione, si corre, si ritrova il fiato.

Provi gli scatti, poi la corsa in salita, gli allunghi, i saltelli, la corsa skip. È come la scrittura: c’è la saggistica, il romanzo, il racconto, il reportage, la poesia, il documento, il classico, l’elenco del telefono (sempre che esistano ancora).
I lettori tornano alla libreria. Non che si fossero assentati. I lettori entrano sempre in qualsiasi libreria.

Un negozietto al mare, un banchetto di libri usati, una panca del bookcrossing, qualsiasi angolo da cui spunti un libro attira la curiosità del lettore. Basta un dorso e un titolo e subito il pensiero corre a mille collegamenti con qualsiasi autore già letto o storia del passato.
Tornano alla libreria i concreti, quelli che cercano un titolo preciso, lo chiedono al libraio senza nemmeno superare la linea immaginaria della cassa, poi escono subito dopo averlo preso o prenotato, per ritornare quando arriverà e entrare con la stessa logica. In genere cercano manuali come “Il magico potere del riordino”, di Marie Kondo, con cui dare una svolta a un disordine interiore ed esteriore mai del tutto placato.
Tornano i sentimentali. Quelli a cui l’estate ha lasciato una ferita dentro, o che non sono pronti all’autunno. Entrano in libreria come animali in cerca di una tana e si affidano al libraio come a un oracolo. Cercano un vestito per l’autunno, un tessuto pesante, una storia lunga. Il bravo libraio deve capire empaticamente cosa cerca questo lettore, cercare nel profondo, in quegli editori meno frequentati, che generano piccole perle come Kent Haruf, o dei best seller eterni come Elena Ferrante e la sua Amica Geniale.
Infine tornano i proto-librai. Avrebbero voluto avere una libreria, e per mitigare il dolore di questa assenza, sono sempre in libreria. Non sono scrittori, amano il libro e se fossero loro i librai avrebbero una serie di titoli che nessuno conosce ma che venderebbero alla grande.

Il libraio, questi, li ascolta paziente. Certe volte gli rifila vecchi titoli esistenzialisti che li proto-libraio divora come cioccolata fondente. Una Pastorale Americana, non l’avesse letto mille volte, o autori africani come Chimamanda Ngozi Adichie o tutta Iperborea.
Tutti i lettori, comunque, provano il desiderio di condividere cos’hanno letto. Condividere è parte della lettura, un’ulteriore narrazione che si sovrappone e distorce, e restituisce lo spicchio che più ha colpito l’occhio veggente. Il lettore è di suo un narratore, ma un narratore a posteriori, un esploratore, un viaggiatore che è tornato da una lunga vacanza.
Il libraio e il lettore stipulano un contratto non scritto, in cui il libraio si impegna a sorprendere il lettore e il lettore si impegna a essere difficile.
Le grandi case editrici e i best seller sono i benvenuti, perché tengono in piedi il mondo, ma quello che il lettore segreto cerca, è l’emozione di una piccola perla in uno scrigno, da aprire dopo aver scavato negli scaffali in cerca di un tesoro mitico.
Libri che si possono leggere al mattino, un attimo, a colazione in casa mentre tutti dormono. O fugacemente sul tram o sul treno mentre si va al lavoro. O ancora all’intervallo del pranzo, con una tazza di caffè caldo in mano, mangiati dal desiderio di scollinare la fine della pagina prima di riprendere il lavoro. O la sera a letto, mentre gli occhi si chiudono e ti tradiscono sul più bello.
Libri, libri, libri, come un vizio che non si estirpa, l’unico che può farti vivere più a lungo invece di consumarti e che quando ti faranno i raggi non faranno ombre strane. Libri che arrivano a frotte e tra cui non si sa più scegliere, e non aspettano, volano via, vengono letti e si depositano dentro il lettore, diventando parte sua, della sua anima, del suo cuore della sua immaginazione.
Libri come semi da interrare in autunno e far germinare a primavera, da far sedimentare e mantenere in vita. In cui trovare verità e con cui essere in disaccordo, come un vecchio amico che non si capisce più.

Bentornati.

 

[L’autore di questo pezzo è Massimo Tosatto. Cliente, frequentatore, amico della Gang. Grande lettore, se gli chiedi della scrittura minimizza, ma secondo noi, invece].