a noi è capitato di essere noi quelli brutti o quelli sporchi che non si erano puliti bene le scarpe o che non si erano pettinati o che puzzavano perché non si erano lavati.

a noi è capitato di essere noi quelli che stavano zitti per non dire che si vergognavano, che avevano rubato, non proprio rubato ma quasi, che non avevano restituito tutto, che avevano preso senza chiedere.

a noi è capitato di essere noi quelli che nascondevano dietro al sorriso la voglia di sparire e basta.

a noi è capitato di essere noi a fare la figura di quelli di cui si dice: niente.

a noi è capitato di essere noi quelli coi capelli strani gli occhi strani la bocca strana le calze strane.

a noi è capitato di essere noi alla fine di un lungo elenco, dopo gli ultimi, i dimenticati.

a noi è capitato di essere noi i falliti di un percorso di fallimenti senza progettualità e i falliti di un percorso di fallimenti senza pianificazione e i falliti di un percorso di fallimento senza autopreservazione.

a noi è capitato di essere noi a balbettare senza respirare vedendo le lettere delle parole sentendo il cuore senza ricordare e senza focalizzare e senza l’orologio.

a noi è capitato di essere noi a capire di essere nella colonnina non approvata, senza le cose in ordine, con tutto che volava, a cercare di spazzare via tutto il vento, per cantare.