Aprite le agende, amici della Gang.

Giovedì 22 novembre alle 18.30 sarà nostra ospite Julianne Pachico, autrice di Le più fortunate, uscito a giugno per Sur edizioni.

Un libro che ci è subito piaciuto tantissimo, un romanzo fatto di racconti connessi fra loro – alla maniera di Jennifer Egan e Elizabeth Strout – e che raccontano con immagini evocative la storia della Colombia del narcotraffico e della guerriglia.
Un affresco vivido e sconvolgente degli anni che vanno dal 1993 al 2013, una serie di punti di vista inattesi e mai banali: le figlie dei criminali, le sguattere, i prigionieri.

Julianne Pachico è in Italia per un piccolo tour, e quella alla Gang è la sua unica tappa torinese.

Dobbiamo dirvi quanto siamo emozionati?

No, non dobbiamo.

Per l’occasione, vi riproponiamo la nostra recensione del libro, uscita originariamente sul Corriere di Torino sabato 29 settembre.

Buona lettura, e se potete, siateci!

LE PIÙ FORTUNATE – JULIANNE PACHICO – SUR

Nella Colombia mangiata viva dalla guerra civile, chi sono le più fortunate? Julianne Pachico sceglie i vent’anni che vanno dal 1993 al 2013, usando una struttura narrativa fatta di racconti che si inanellano tra passato e presente fino a formare un romanzo. Sparsi nella narrazione ci sono frammenti che creano un legame di continuità: canzoni, libri, sapori.
Stephanie, Mariela, Betsy, Angelita, Sofia, Julisa – quali, fra loro, sono le più fortunate?
Sono le figlie dei potenti, le loro cameriere, le madri della rivoluzione, le serve dei sopravvissuti. Quelle che non hanno mai cercato di sapere che cosa si celasse dietro alla ricchezza, il perché delle sbarre alle finestre delle loro ville. Le donne che non riescono a cancellare il gusto di qualcosa di morto annidato in gola. Sono le sguattere stanche, le ragazzine arroganti che aspettano che qualcuno le salvi.
C’è realismo e magia, una foresta gravida e incombente, animali addomesticati, creature selvagge. Le incontriamo in momenti diversi della storia, non di tutte sapremo come è andata a finire. La narrazione è concentrata sul momento, sull’istante vissuto e sullo sguardo specifico, sul qui e ora.

Le uniche consapevolezze a cui possiamo attingere sono quelle, strettamente personali, di chi sta raccontando.
Chi sono le più fortunate? Quelle che sono scappate, quelle che sono rimaste, le bambine di un tempo, che raccoglievano a piene mani caramelle cadute dal cielo. O forse le più fortunate sono quelle di cui non si è più saputo nulla: per le quali è possibile la salvezza, la redenzione, forse, la pace.